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Sezione a cura di Mario Volpi
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L’architettura moderna

Una Volta Invece

Spetta/Le Redazione
9 Dic 2013

Il grado di civiltà raggiunto da un popolo, si misura spesso dall’architettura usata da esso per costruire templi e palazzi. E’ stato così per gli Egizi, i Romani, e i Maya, che ci hanno lasciato a testimonianza della loro cultura opere monumentali mirabili, che hanno superato indenni l’ingiuria dei secoli. Ma noi cosa lasceremo ai posteri? La nostra architettura è effimera come una bolla di sapone, destinata a non lasciare alcuna traccia di se nell’arco di pochi secoli. E tutto questo accade perché noi adoriamo un solo e unico dio: il dio denaro. Una divinità tirannica che condiziona la vita di tutto il genere umano.
Volpi Mario

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L’architettura moderna

Avete mai sentito pronunciare la fatidica frase ”il tempo è denaro?” Bene!...Proprio il significato di questa frase, a prima vista così semplice, è il responsabile di un sistema produttivo spinto alle estreme conseguenze, che rischia di peggiorare in modo drastico la vita di ognuno di noi.
Prendiamo un settore primario come quello dell’edilizia, badate che non parlo di quella privata, ma delle grandi opere pubbliche, come ponti, sottopassi, o grandi strutture come chiese, palestre, o ospedali.
Alcune di queste sono delle vere e proprie opere d’arte, progettate da grandi architetti, professione in cui noi italiani eccelliamo, hanno forme innovative, aeree, sembrano sospese nel vuoto, ma quasi tutte hanno una caratteristica in comune: sono costruite in cemento armato.
Pochi sanno che questo materiale di cui oggi si fa un uso massiccio, ha una durata molto limitata, per alcune opere pubbliche esistono dei protocolli che ne devono garantire la durata per “… almeno cinquanta anni …” tempo brevissimo per investimenti di milioni di Euro. Come mai allora si continua a costruire con questo sistema? La risposta è molto semplice, per il tempo di esecuzione dei lavori, estremamente limitato, il contenimento dei costi, e una relativa facilità nella esecuzione del lavoro..
Assistiamo così a un paradosso, gli antichi, con mezzi molto primitivi, ci hanno lasciato splendidi edifici che sono in piedi da duemila anni, mentre noi negli ultimi centocinquanta, abbiamo fatto soltanto due costruzioni di una certa importanza, ma totalmente in acciaio; la torre Eiffel, e il ponte di Brooklin, ma che continuano ad esistere grazie ad una manutenzione continua, che costa ogni anno milioni di dollari. Certamente i materiali di oggi sono qualitativamente migliori di quelli di un tempo, soggetti a normative che ne certificano la omogeneità, e la resistenza meccanica, ma è come sempre l’uomo a determinare la differenza, basta infatti aumentare la quantità di acqua in un getto di calcestruzzo, per diminuirne di molto le sue prestazioni, o “disarmare” in anticipo un pilastro, per guadagnare magari poche ore, perché questo possa diventare difettoso a causa dell’eccessiva evaporazione dell’acqua, che crea delle micro fessure al suo interno. Ecco che il motivo economico torna a dettare le sue leggi spietate, e sono proprio queste leggi che portano alcuni costruttori disonesti ad aumentare ancora il margine di profitto, speculando sulla qualità, e quantità, dei materiali, corrompendo magari qualcuno addetto al controllo, accorciando così di molto, ed in modo pericoloso la vita del manufatto. Le recenti alluvioni hanno prodotto danni a strutture nuovissime, e non parlo di baracche in legno, ma di ponti in cemento armato spazzati via come fuscelli, di mura di contenimento a importanti strade, collassate come il castello di carte di un bambino maldestro. Allora io come cittadino mi chiedo: come mai un manufatto di appena trenta o quaranta anni di vita, viene spazzato via, mentre un ponte come ad esempio Ponte Milvio, a Roma resiste agli elementi dal 110 a.c.?.
Guardiamo il Panteon di Roma, eretto circa venti secoli fa, ha la cupola di ben quaranta metri di diametro, che rimane in piedi grazie ad un sapiente calcolo dei pesi, ottenuto usando materiali diversi nella sua costruzione, dal calcestruzzo, (non quello attuale) alla pietra pomice, e con l’utilizzo di archi, che scaricano perfettamente le forze sulla sua base. Non solo! Il foro centrale di ben otto metri di diametro, genera un effetto camino che polverizza l’acqua piovana, tanto da non essere avvertita all’interno, ma che fori nel pavimento provvedono a drenare.
A detta di insigni ingegneri, a tutt’oggi sarebbe difficilissimo farne uno simile, visto la scarsa resistenza del cemento armato alla trazione. E qui per millenni non ci sono state squadre di operai addette alla manutenzione, anzi ha subito saccheggi di ogni tipo, come quello compiuto dal Papa UrbanoVIII che fece strappare il bronzo dalla sua facciata per farne cannoni per Castel Sant’Angelo. Da notare poi che gli antichi romani non conoscevano il cemento, inventato in Inghilterra solo nel 1824, ma solamente la calce, oltre alla calce idraulica, che usavano per le costruzioni immerse nell’acqua. L’uso delle volte ad arco invece era comunissimo, ed è arrivato fino ai nostri giorni,  usato fino a tutti gli anni quaranta, anzi, in alcuni casi, specialmente nelle volte a crociera, si usavano mattoni di diverso colore, posati in modo alternato, per ottenere gradevolissimi effetti cromatici. I capomastri italiani, erano dei veri maestri in questa vera e propria arte, certo a l’epoca, il tempo di costruzione aveva poca importanza, privilegiando di fatto la qualità del lavoro. Oggi quanti sarebbero i muratori in grado di eseguire un simile lavoro? Anche in una piccolissima città di provincia come Carrara, esistono costruzioni che hanno superato indenni i secoli, con tutte le avversità che questi comportano, come terremoti, bufere e alluvioni. Senza andare a scomodare il nostro Duomo, in piedi da più di nove secoli, molti sono i palazzi cinquecenteschi ancora in piedi, come palazzo Diana, palazzo del Principe, palazzo del Medico, e l’ex sede del Municipio, palazzo Comunale. Non solo questi edifici sono ancora in piedi nonostante l’incuria e l’abbandono che molti di essi hanno dovuto sopportare, ma sono anche degli splendidi esempi di un’architettura elegante e armoniosa.
Nei miei ricordi di bambino, sono ancora presenti le fosse dove veniva spenta la calce viva, che io da distanza di sicurezza, per evitare ustioni, mi divertivo a vedere ribollire mentre veniva gettata l’acqua. Ricordo i muratori che la rimestavano con la pala, proteggendosi il volto con pezzi di carta ricavata dei sacchi del cemento, in cui avevano fatto una piccola fessura per gli occhi. La calce  veniva mescolata con sabbia e cemento, per fare la “calzina”(malta) come veniva chiamata.
Ricordo anche i ponteggi fatti con grossi pali di abete, tenuti assieme con filo di ferro, e i tavoloni su cui i muratori passavano spingendo cariole pieni di malta o di mattoni, il cemento armato allora era quasi sconosciuto, eppure le costruzioni di allora sono ancora in perfette condizioni.
Ed è proprio questa la mia domanda, cosa lasceremo ai posteri a testimonianza dell’architettura del nostro tempo? Nella storia dell’uomo duemila anni sono come un battito di ciglia, e cinquanta?
Volpi Mario

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