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Sezione a cura di Mario Volpi
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P.T

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Qualcuno affermò che la grandezza di un Paese si giudica dai suoi mezzi di comunicazione. Mai affermazione fu più giusta, e le Poste Italiane hanno di fatto aiutato l'Italia a diventare un grande Paese.
Fino dalla sua comparsa sulla Terra, l’uomo ha sentito la necessita di poter comunicare con i suoi simili anche distanti centinaia di chilometri. Per fare ciò si ricorse a messaggeri a piedi e a cavallo, per arrivare ai piccioni viaggiatori. In Era moderna i vari Stati istituirono un servizio Postale, che tramite il pagamento di una somma di denaro, permetteva i far recapitare da personale addetto una missiva in un dato luogo. In Italia tale servizio chiamato Regie Poste, nacque nel 1862. Lo Stato emetteva un francobollo, che acquistato e applicato su una apposita busta permetteva di spedire un messaggio in qualunque parte del Regno d’Italia. Ma fu durante il ventennio fascista, che questa Istituzione crebbe in modo esponenziale. Per rappresentare un progresso tecnologico inarrestabile, e la potenza economica dell’Italia, il regime fascista fece costruire, in molti capoluoghi di Provincia, decine di monumentali edifici, in stile Littorio, destinati a ospitare delle modernissime sedi delle Poste, chiamate pomposamente “Poste Centrali.” Anche Carrara ebbe il proprio, interamente rivestito in marmo bianco, con all’ingresso due statue di “giganti,” nudi, che brandivano gli attrezzi simbolo del lavoro alle cave, il mazzuolo, la subbia, e il martello scapezzatore. Le poste denominate P.T (Poste e Telegrafi) nacquero come azienda autonoma, che si occupava delle spedizioni delle missive in un regime di monopolio, ossia, nessun privato poteva svolgere una attività simile alla sua. Con l’alfabetizzazione del popolo italiano, e la massiccia presenza di emigrati all’estero, le Poste crebbero enormemente sul territorio, con un numero enorme di Uffici Postali. Non vi era Paese pur piccolo o isolato, che non avesse il suo Ufficio Postale, spesso con un unico impiegato che svolgeva anche mansioni da portalettere. Con il progredire dei trasporti si istituì, per l’estero un servizio di “posta aerea.” Questa, oltre a dover pagare quasi il doppio della corrispondenza normale, era composta da busta, e carta, molto sottile e leggere, e tutto attorno alla busta era stampigliata la bandiera italiana, e sul lato opposto di dove doveva essere apposto il francobollo, era stampato la dicitura “posta aerea.” Si istituii anche un servizio di comunicazione ultra celere per il tempo; il telegramma. Per farlo ci si doveva recare in un Ufficio Postale che possedeva tale servizio, e si dettava all’impiegato l’indirizzo del destinatario, quindi il testo. Essendo assai costoso, nacque un vero e proprio linguaggio, scarno e schematico, ancora adesso chiamato “Telegrafico,” che eliminava articoli, e punteggiatura, sostituita dalla parola “stop”. Per decenni ricevere un telegramma era quasi sempre una sventura, perché era usato soprattutto per annunciare morte o esprimere condoglianze. Negli anni del dopoguerra, le Poste Italiane, si espanderanno ulteriormente tanto che sarà necessario costruire carri ferroviari postali, da attaccare subito dietro al locomotore, con personale viaggiante per meglio smistare le tonnellate di posta che giornalmente veniva spedita in Italia. Si comincia anche a costruire grossi centri meccanizzati posti nei grandi snodi ferroviari, e negli aeroporti principali, per smaltire in modo automatico oltre alla corrispondenza, anche pacchi e plichi. Le Poste saranno così tanto stimate che il timbro apposto come annullo sul francobollo avrà valore legale anche in Tribunale. Lo Stato Italiano delegherà le Poste per la riscossione di una grande varietà di tasse e balzelli, in più, visto la capillarità degli uffici sul territorio, cominceranno a operare anche in ambito finanziario, istituendo oltre ai “Buoni Postali” anche “Libretti di Risparmio” al portatore, in molti casi elargendo interessi superiori alle Banche.  Ma la crisi è dietro l’angolo. Alla fine degli anni ottanta, complice anche l’avvento di nuove tecnologie come il telefono, il Fax, e la neonata Rete Internet, e soprattutto  agli abusi di assunzioni di una classe politica che vedeva questo Istituzione come un “votificio,” le Poste entrano in una crisi economica senza precedenti. L’enorme numero di dipendenti, la bassa reddittività, dovuta alla scarsa organizzazione, le portano sull’orlo del fallimento. Dopo essere trasformate in S.p.A., si passerà al doloroso “dimagrimento” del personale di oltre 20.000 unità, nel tentativo, poi riuscito di ripianare un debito di gestione spaventoso. Nel 2010, per effetto di una norma Comunitaria il settore delle spedizioni verrà completamente liberalizzato, privando le Poste Italiane delle sua posizione di Operatore Monopolistico. Molte grandi Aziende e Società, leader nel trasporto e distribuzione nei loro Paesi, entrano prepotentemente nel mercato Italiano ancora vergine, e ben presto lo conquistano completamente. Oggi le Poste Italiane, risanate, sono azioniste in alcune di queste Aziende, chiamate correntemente “corrieri,” e sono di fatto entrate nel modo informatico con servizi come la telefonia cellulare, e finanziario come Postepay. Devono però, per statuto, fino al 2026, mantenere alcune attività che ovviamente sono in perdita, come la distribuzione delle lettere porta a porta, ma che sono state per oltre un secolo e mezzo la loro attività principale. Anche il telegramma, come ha già fatto la Germania, credo sarà presto abolito, perché considerato ormai un sistema di comunicazione costosissimo e obsoleto, visto che oggi viene svolto via Web, una vera e propria contradizione. Un tempo, specialmente nella zona Apuana, i portalettere chiamati affettuosamente “postini” erano veri e propri eroi, che si recavano quotidianamente con qualsiasi tempo, magari su una sgangherata bicicletta, in Paesi montani, spesso quasi inacessibili, dove conoscevano tutti, per portare al giovanotto la “cartolina” della Leva, la misera pensione a un vecchio cavatore, o la sgrammaticata lettera spedita da un emigrato alla sua famiglia rimasta in Italia. Il progresso, presto farà sparire anche la professione del postino, accelerando magari le comunicazioni, ma togliendo per sempre il fascino di una professione secolare che ha segnato l’evoluzione sociale dell’ Italia.
Mario Volpi 7.1.23
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