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Linea Gotica

STORIA
  • Percorso turistico - escursionistico storico  indicato con segnaletica convenzionale del CAI N °140
    Durata percorso circa 3 ore a/r
    Difficoltà E
    Come raggiungerlo - Partendo da Massa seguire le indicazioni per San Carlo Po, proseguire in direzione Pasquilio, al cartello "Croce di Ferro", proseguire fino a trovare il cartello "Loc. Pasquilio".

Cava abbandonata sul monte Carchio e sulle tracce della Linea Gotica sul monte Folgorito
Dal Pasquilio prendiamo il sentiero indicato col n. 140 che porta al Monte Folgorito, percorriamo una strada sterrata per circa 10 minuti  e arriviamo ad uno spiazzo, proseguiamo a sinistra con l'intenzione di visitare i resti della vecchia cava abbandonata del monte Carchio.
Continuiamo a salire per altri 25 minuti circa ed arriviamo sopra la cava, dove troviamo i resti di vecchie attrezzature. Nel salire ammiriamo lo scenario delle Apuane con la cava delle Cervaiole, il monte Altissimo e la cava della Tacca Bianca, incastonata nella parete rocciosa.
Davanti a noi vediamo con stupore tutta la linea della costa con il promontorio di Monte Marcello e le isole del Tino, di Tinello e della Palmaria, oltre i quali, sullo sfondo e sopra la foschia, intravediamo le Alpi Marittime francesi
Alla nostra sinistra vediamo la costa fino a Livorno, con il lago di Massaciuccoli.

Purtroppo oggi in mare c'è molta foschia e quindi non si vedono le isole dell'Arcipelago Toscano e la Corsica.
Con sorpresa dobbiamo constatare che anche in questo luogo così isolato, nel quale falchi e poiane solcano il cielo azzurro, sono stati impiantati ripetitori che deturpano il paesaggio.
Dopo una sosta per ammirare il panorama decidiamo di riscendere fino al bivio tra i due percorsi dove prendiamo verso destra, percorrendo l'antico sentiero che porta dal monte Carchio al monte Folgorito, sentiero che a suo tempo era parte della Linea Gotica. Per portare a termine questo percorso occorre all'incirca n. 1 ora. Dopo circa 20 minuti di cammino troviamo sulla nostra sinistra una targa commemorativa che subito fa riaffiorare il passato davanti ai nostri occhi.
Continuiamo in direzione della "Croce di Ferro"  vediamo, sulla nostra destra  nel bosco, due croci di ferro, mute testimoni che ricordano la durezza dei combattimenti che su questi monti si sono avuti tra le truppe tedesche e i partigiani.
Continuiamo a salire fino alla base del sentiero che faceva parte della Linea Gotica.
Nella radura sottostante sono visibili i resti degli edifici che in quegli anni erano usati come basi logistiche e muri di trincee, e nascondigli.
Infine arriviamo proprio sotto la "Croce di Ferro", purtroppo il sentiero principale che porta ancora più in alto non è agibile in quanto ricoperto di vegetazione spinosa e di un sottobosco molto fitto.
L'unico modo per raggiungere la vetta del monte Folgorito sarebbe quello di arrampicarsi tra le rocce, ma in considerazione delle condizioni atmosferiche e del terreno ghiacciato e scivoloso, decidiamo di non proseguire oltre.
Pietro e Vasco domenica 4 gennaio 2009
fotogallery
La linea Gotica nella provincia di Massa Carrara
(informazioni riprese sul posto)
Montignoso costruiva il cardine occidentale della linea difensiva tedesca, la cosiddetta Linea Gotica.
Le difensive della Linea Gotica Occidentale, comprese quelle sulle Alpi Apuane, furono costruite nella primavera/estate del 1944 dalle maestranze della Organizzazione Todt, formate da civili che entravano in questa organizzazione per sfuggire agli arruolamenti imposti dalla R.S.I. o per evitare di essere mandati al lavoro coatto in Germania.
In realtà la vera Linea Gotica correva alcuni chilometri più a nord e arrivava al Mar Ligure presso Marinella di Sarzana.
I tedeschi avevano, però, creato in poderoso avamposto fortificato, il "Massa Rigel" (Catenaccio di Massa), che permetteva loro di risparmiare uomini e risorse, dato che questa struttura permetteva di accorciare la linea Gotica in modo considerevole.
All'alba del 5 Aprile del 1945 i soldati del valoroso 442° Rgt. di Fanteria Nippo-Americana, guidati dai Partigiani delle Apuane, sorpresero i tedeschi in località "Le Forche" e superarono la Linea Gotica.
La spedizione si divise in due parti, la parte maggiore proseguì verso il monte Folgorito mentre l'altra si dirigeva verso il monte Carchio dove ebbe l'opportunità di distruggere una compagnia nemica che scendeva dalla Raveta per portare aiuto ai difensori del Folgorito, sul quale una squadra di soldati tedeschi resistette fino alla sera.
Il giorno seguente fu utilizzato dagli alleati per rinforzare le posizioni e per attaccare la parte ovest del crinale sopra Montignoso.
Il giorno 7 fu scardinato il "Catenaccio di Massa" con aiuto dei reparti partigiani che operavano sulle colline di Ripa e nei dintorni del castello Aghinolfi. All'alba dell'8 fu liberato definitivamente Montignoso, mentre iniziava la battaglia del monte Belvedere, combattuta dai Nippo-Americani e tre compagnie dei Partigiani Apuani contro il Bgt. Mitragliere Kesselring, la cui distruzione entro la sera del 9 determinò la Liberazione di Massa e Carrara.
La linea gotica

La linea gotica



Tra la fine del 1943  e la prima metà del 1944 l'esercito tedesco approntò un fronte difensivo contro l'avanzata delle truppe alleate che avevano sfondato la linea Gustav a Cassino e stavano risalendo la penisola. Questo fronte difensivo iniziava tra Pesaro e Firenzuola e dall'Adriatico raggiungeva il Mar Tirreno passando per l'Appennino tosco-emiliano e le Alpi Apuane. La linea gotica divise in due parti l'Italia fino al suo sfondamento da parte delle truppe alleate nell'aprile del 1945.
Il periodo che va dal settembre del 1943 all'aprile del 1945, fu un periodo durissimo per la provincia di Massa-Carrara che era attraversata da questa linea difensiva. In quel anno e mezzo di occupazione nazi-fascista, la popolazione locale subì stragi e rappresaglie in risposta all'appoggio dato alle brigate partigiane, conobbe fame e privazioni in misura superiore a quelle subite nel resto d'Italia. Per questi motivi, nel dopoguerra, fu conferita alla provincia di Massa-Carrara la medaglia d'oro al valor militare.
un lettore scrive
Vi faccio invio (a seguito della vostra ricerca sulla Linea Gotica, un capitolo della mia Guida Rapida delle Valli della Montagna Pistoiese (inedita) ove, nella seconda parte, si parla del Felmaresciallo A.Kesselring, ideatore della Linea Gotica e di un episodio che dimostra quanto barbaro fu quel breve periodo della storia italiana:
MARESCA: IL MIGLIOR CLIMA D'ITALIA ED UN MARESCIALLO
DEL REICH
Dopo Campotizzoro, la statale sale in falsopiano verso il Valico dell'Oppio, caro a tutti gli sportivi italiani.
Era, ed è tuttora, il percorso di allenamento di quella miriade di corridori toscani che hanno affollato, da quando esiste il ciclismo professionistico, le pagine dei quotidiani sportivi e non.
* Gino Bartali, sopra tutti; poi
* Fiorenzo Magni,
* il povero Gastone Nencini,
* i fratelli Maggini,
* Franco Bitossi Cuorematto, tanto per citare i più famosi. Ma, prima di loro, anche
* Bini, Bizzi e Di Paco (anni quaranta), e quel bravo passista di Sesto Fiorentino che risponde al nome di
* Alfredo Martini (anni cinquanta): sì, proprio lui, colui che rischiò di
divenire commissario tecnico a vita della Nazionale di ciclismo.
Ma, prima dell'abitato di Bardalone e del Valico dell'Oppio, la segnaletica indica la deviazione per Maresca.
Si giunge al cuore del paese attraversando una serie di lindi rioni di villini, ma anche il centro di Maresca; tutto un lindore, e ci si vergogna - come in certi paesini svizzeri od austriaci - a lasciar cadere per terra le cicche.
La presenza, poi, di esercizi alberghieri già famosi da almeno una settantina d'anni, indica che Maresca è da sempre stazione climatica di chiara fama.
Un modesto pieghevole degli anni quaranta dell'allora AAST di San Marcello - di cui Maresca è la frazione più importante - enfatizzava già allora che, in questi luoghi, esiste il miglior clima d'Italia
E ne aveva ben donde.
L''aria è sempre tersa come non accade nelle sottostanti pianure emiliane e toscane; gli inverni sono lunghi e nevosi come in tutta la montagna, ma non impossibili; le estati fresche e inondate da un sole da caroselli per abbronzanti.
Siamo, infatti, ad 800 metri di quota, e bastano pochi minuti di auto per salire ai 1000 ed oltre.
Non esistono costruzioni vecchie né menchemeno antiche: tutta la memoria di un passato remoto si riduce al campanile in macigno della chiesa parrocchiale ed ad una stradina del centro che si chiama Vicolo Medioevale.
Neanche la chiesa, dedicata a San Gregorio Magno e che si affaccia sulla piazza principale del paese, ospita granché,: solo alcune tele dei soliti manieristi fiorentini che popolarono di loro opere tutte le chiese e le pievi della Montagna Pistoiese dall'epoca del Concilio di Trento in poi.
Tutto sembra, se non nuovo, almeno non vecchio più di una cinquantina d'anni: e c'è un perché che si chiama Ricostruzione.
Infatti, Maresca fu ricostruita, proprio una cinquantina d'anni fa, non tanto dopo un terremoto o una qualche cosa di catastroficamente naturale, quanto dopo
le distruzioni del secondo conflitto mondiale.
Era accaduto che, nel primo periodo della Linea Gotica - prima cioè che essa fosse trasferita sulle Alpi Apuane - il fronte difensivo di quello che restava dell'Asse ed inventato dal Feldmaresciallo Albert Kesselring, passasse proprio da Maresca.
E che Maresca avesse avuto l'onore - si fa per dire - di ospitare per un giorno proprio Kesselring e tutto il suo quartiere generale. Spiata o errore diabolico degli Alleati ?
L'unica cosa certa è che il paese, già luogo di villeggiature amene ed in quegli anni sovrappopolato di sfollati, fu bombardato a tappeto per ben tre volte da nugoli di Fortezze Volanti che oscurarono il cielo per tre pomeriggi.
Lo scopo dei tre bombardamenti pare fosse quello di uccidere Kesselring, che, nel frattempo, se n'era andato ignaro altrove a visitare altre postazioni della sua creatura.
A Maresca; non rimase intatto che il campanile della chiesa: tutto il resto, macerie, ruderi, urla di feriti e tanti, troppi, morti. La ricostruzione cominciò nel '46 e con metodi piuttosto spicci, perché non c'era né il tempo né la capacità di rifare tutto com'era e dov'era.
Il resto lo fecero la Sovrintendenza alle Belle Arti che, nella lontana Firenze, aveva ben altri grattacapi che non quelli di dar un volto ambientale ad un paesotto di montanari, ed il comune di San Marcello il cui Ufficio Tecnico e quello dell' Ornato Pubblico erano retti, forse a mezzadria con qualche altro comune della Montagna, da un geometra.
Ma torniamo al miglior clima d'Italia.
Nome e Cognome minobezzi
Città Prato
E- mail  : freguggia@interfree
bossolo trovato sulla linea gotica di massa
Bozzolo di mitragliatrice pesante tipo contraerea o aereo da caccia calibro 20 mm anno di fabbricazione 1943 ritrovato da Alberto nella zona sottostante.
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