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Chiesa Madonna delle Lacrime

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La chiesa della Madonna delle Lacrime o Chiesa della Madonna del Pianto, ma più propriamente Chiesa di Santa Maria delle Lacrime,  è un edificio sacro che si trova nel cuore della città, sul lato destro del Carrione, di fronte alla fontana “Fonte della Sirenetta”, del secolo XVI, ed è uno degli esempi migliori di architettura religiosa nel secolo XVII  in ambiente locale. Attualmente Oratorio, venne edificato nel 1650 dalla Confraternita della Rosa, detta prima dei Disciplinari, che la fece costruire su un terreno lasciato dall’Alfiere Andrea Monzoni, sulla via Carriona (la dimora Monzoni  è a sinistra della Chiesa), per poter lasciare la Chiesa del Carmine dove fino a quella data avevano avuto la sede.          Il 23 aprile 1651 il Duca Alberico II° Cybo Malaspina,  fece trasferire una immagine in affresco della Madonna delle Lacrime, da cui il nome della Chiesa, L’immagine che fino ad allora si trovava sul ponte vicino alla Chiesa delle Grazie, (Il ponte si chiama Ponte delle Lacrime, dove sfociava nel Carrione il torrente Gragnana, anche se conosciuto come Ponte della Lugnola.  (Altra fonte dichiara che a trasportare l’immagine della Madonna delle Lacrime fosse stato il Principe e Marchese Carlo I°).  Dipinta da Domenico Utens di Carrara, figlio di Giusto che era venuto da Bruxelles a stabilirsi a Carrara nella seconda metà del secolo XVI.
Per accedere al porticato esterno bisogna salire, dalla strada, due grandi scalini in marmo bianco venato. Il porticato è affiancato al centro da due colonne e due pilastri  monolitici in marmo, stile dorico, che sorreggono un cornicione pure di marmo, su cui elevasi  il  second’ordine della chiesa, in mezzo alla quale facciata si stagliano, fra due nicchie contenenti due statue, un santo con barba e lungo bastone ricurvo, l’altro sempre con un bastone grezzo e sulla spalla un bambino. Tra queste nicchie un grande finestrone di stile barocco che da’ luce all’orchestra. Il porticato è chiuso da una cancellata più recente, costruita nel 1880 a spese dei benefattori, e sul pavimento si susseguono lastroni in marmo bianco venato. Agli angoli della facciata, due lesene in marmo reggono un cornicione pure marmoreo, sovrastato da uno barocco.  Sotto il porticato, in nicchia, una a destra e l’altra a sinistra, due statue  (di cui detta della Carità, con in braccio un bambino), mentre l’altra molto più grande, sembra un angelo, munita di grande Croce, non ha riferimento. Sul lato sinistro dell’ingresso alla Chiesa, una Cartella barocca contornata da trofei e sculture di ornato, sormontata da uno stemma, che ricorda il celebre poeta e scrittore latinista, carrarese,  Francesco Berrettari, anche se poco leggibile per il tempo trascorso, essendo all’esterno:

QVI  LEGIS  OSSA  PVTES  PER  QVEM  REDIVIVA  CANENTEM
EX  EVI  EFFVDI  TVRBINE  LVNA  IUBAR.
HVIC  PIMPLEVS  AMOR  MVSIS  MENS  FERVIDA  DONEC
VIRGINIS  AD  LACRYMAS  QVAM  BENEFACTA  QUIES
STEPHANVS  BERETTARIVS  BERNARDINVS
ET  PRESBITER  FRANCISCVS
VBALDUS  EJVS  FILII  AD  PERPETVAM
FRANCISCI  BERETTARII  EORVM
DCTISSIMI  AVVNCVLI  MEMORIAM
GRATIQVE  ANIMI  EMOLVMENTVM
HVNC  COSTRVXERE  LAPIDEM  DIE  XXV  APRILIS
AB  INCARNATIONE  DOMINI  ANNO  MDCCVI   
 

(anno 1706 - la lettera V deve essere letta come U)


Oratorio della Concezione di Maria. Questo oratorio, di giuspatronato della famiglia di Bernardino Berrettari (1626-1706), si trovava in via dell’Arancio al piano terreno della Casa Berrettari, oggi non più esistente. La statua della Madonna, in marmo statuario, opera dello scultore carrarese Giovanni Antonio Cybei (Nasce a Carrara nel 1706, figlio di Carlo Andrea e di Maria Maddalena Carusi - Muore a Carrara nel 1784 e fu sepolto nella Compagnia Grande presso la collegiata di S. Andrea), da lui scolpita nella prima metà del XVIII secolo, e l’altare del 1876 furono donati dalla contessa Marianna Tenderini nata Berrettari  al nuovo Ospedale Civico della Levatella, oggi noto come Civico Ospedale, nella cui cappella ancora oggi si possono ammirare. Sotto l’altare si trovava una lapide, oggi dispersa, che così recitava:
D.O.M.
Sacell i huius  cum  ara
In  honorem  Concept(ionis)  Immaculatae  Deiparae
Semprer  virginis
Ad  mentem  ol. Ad. R.D. Presb.
Francisci  Vbaldi  Berettarij  erecti
Missaq(ue)  quitidiana  ditali
Jurerpatronatu  perpetuo
Bernardini.  Q(uondam)  Caroli Berrettary
Descendentes  gaudent

Si accede alla Chiesa tramite un grande scalino in marmo bianco, tutta in stile settecento, con ogni sua parte intonata a questo stile, ad una sola navata, con pilastri dorici alle pareti, che sostengono il cornicione su cui posa la volta.  Ha altari barocchi  tra i più belli della città e perfettamente consoni all’architettura del tempio, che è a forma di sala, privo di parte absidiale.  Appena entrati, a destra,  la porticina settecentesca con stipiti in marmo bianco, e con architrave ornato, portante la scrittura :
HABENT  ET  LACRIME  VOCEM  SUAM
e conduce  alla sovrastante Orchestra, fornita di marmorea balaustra, con piedistalli e colonnini in marmo bianco, ma senza organo. Appoggiate alle due pareti laterali dell’ingresso, due confessionali in legno, stile settecentesco, un po’ mal conservati.
In un angolo, a destra, quasi abbandonata, è deposta una bella acquasantiera, in marmo statuario, con degli intarsi in marmo rosso, sembrano prelevati da una breccia di porfirico, con fusto lavorato con fiori e foglie in marmo, che prevedo settecentesca, senza riportato chi l’ha creata, con tre coppie di piedi, sopramessi. La coppa, interna è tutta bianca a forma ovale e artisticamente ben lavorata.
L'interno è omogeneamente settecentesco; nell'altare posto nella parete di sinistra si conserva una tela seicentesca raffigurante Cristo che incorona la Vergine; l'altare maggiore è opera di Francesco Baratta (1722), e conservava la venerata immagine della Madonna delle Lacrime dipinta nel ‘500 del carrarese Giusto di Domenico Utes,http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Giusto_di_Domenico_Utes&action=edit&redlink=1  figlio del pittore fiammingo Giusto Utens, (Alcuni testi riportano Utes, altri Utens),  e venne così denominata per l’immagine qui trasportata nel 1651 dall'antico Ponte delle Lacrime alla Lugnola. Attualmente tale immagine non si vede, perché nell’ancona è posta e sembra una lastra celestina, probabilmente di bardiglio, con la scritta al centro “PER OGNI LAVORATORE MORTO”, in omaggio a tutti i cavatori che veneravano la Madonna delle Lacrime, perché andando e tornando dalle cave dovevano transitare sulla Carriona, davanti alla Chiesa.  Dove sia tale immagine della Madonna, nessuno ha saputo dirmelo, se sotto la lastra oppure spostata altrove.  Dalla Chiesa mancano molti altri arredi, per esempio, la bella balaustra in marmo statuario con sei piedistalli intarsiati a colori, nel presbiterio,  ed il locale è completamente privo di alto zoccolo, asportato chissà perché (alcuni dicono per l’umidità), mancano tutti i quadri della Via Crucis, ma sono evidenti i ganci.
Gli altari
Salendo tre lunghi scalini, si accede al presbiterio. L’Altare  Maggiore, opera di Francesco Baratta,  (Figlio di Isidoro, nacque a Carrara. La fisionomia artistica di questo scultore non è molto ben definita; il Gabburri ricorda soltanto che egli era fratello di Giovanni e di Pietro e che lavorò per molti anni a Carrara. La sua prima opera documentata è un semplice altare senza figure scolpite eseguito nel 1722 per la chiesa di S. Maria delle Lacrime, a Carrara) : riportato da Enciclopedia Treccani.
Abbiamo già detto che l’ancona è priva e coperta, della pittura della venerata immagine della Madonna delle Lacrime dipinta nel ‘500 del carrarese Domenico Utes,  figlio del pittore fiammingo, molto attivo in Italia,  Giusto Utens nome italianizzato di Iustus van Utens (Bruxelles, ... – Carrara, 1609). Trasferitosi a Carrara intorno al 1580, qui si sposò nel 1588 e vi morì nel 1609, lasciando un figlio, Domenico, anch'esso pittore.
L’altare in stile barocco, com’è permeata tutta la Chiesa di questo stile, con quattro colonne a coppia, in breccia di marmo colorato, poggianti su differenti  piani, reggono un timpano intero a sagomatura greca. L’ancona è in marmi policromi disposti a fasce ed ha nella parte superiore un’apertura anch’essa disposta a fasce, capace di lasciar vedere un’immagine (Madonna delle Lacrime, ora assente o nascosta). Sopra l’ancona due angeli in altorilievo, sorreggono una corona marmorea. La mensa, con un ricco ciborio di grandi dimensioni, intarsiato, mentre il paliotto a marmi policromi porta al centro, tra due tralci di rose, una croce a braccia uguali. Davanti l’altare, la pietra sepolcrale della famiglia dei conti Schizzi. (qui, di recente, il 4 luglio 2013, in occasione della CarraraMarbleWeeks, la sala viene usata come esposizione dello scultore Donia Maaoui con le sue opere: uno scalmanato, perché  riteneva una profanazione tale esposizione in un luogo sacro, si accanì su di un’opera dello scultore, cercando di distruggerla, ovvero, prendendola a calci, statua dalle forme femminili, in acciaio e gesso, esposta al centro del presbiterio, ma è stato fermato in tempo. Coperta poi con un velo bianco, protagonista della bravata, l’ex consigliere di circoscrizione della Destra carrarese).
Nel presbiterio, a sinistra una porta con bel portale, conduceva al locale con la Sacrestia, stracolma di vecchi mobili, tendaggi con altri mobili barocchi e indumenti vari, armadi compresi, sono accatastati nel locale a sinistra del presbiterio, che comunicava col vicino palazzo Monzoni, con sporcizia ed un settecentesco lavabo,  lastre di marmi, che  neppure si può aprire bene la porta.  Da questa Sacrestia, si poteva accedere anche al campanile ed al matroneo.            Sempre a destra del presbiterio, un locale che poteva essere la sala Battesimale, oppure un magazzino di oggetti sacri, con una porta mancante, in alto, che portava in qualche giardino esterno vicino, ed anche al locale superiore munito di balcone, anch’esso ripieno di mobili ridondanti ed  accatastati. Queste due porte del presbiterio hanno un bel portale in marmo, con in alto tribune in marmo bianco con intarsi di marmo rosso, che prevedo porfirico, e balaustre marmoree.  Questi due portali sono sormontati da cartelle barocche. Su quello di destra è scritto:
AD ACQUAS, AD FONTES - VENITE - EX HIS AETERNA SALUS
Sul portale di sinistra, che dà accesso alla Sacrestia, è scritto:
HE SUN AQUAE - QUAE - SUPER COLLOS  SUNT
Fuori della Chiesa, a destra, Palazzo già della nobile famiglia carrarese dei conti Schizzi, estintasi da qualche tempo, al civico 33.  Questo palazzo poi passato ai fratelli Triscornia e Rossi, ingrandito e restaurato dai primi, verso la prima metà del 1800.  Stile barocco, ricco di marmi nel portale e nelle finestre. Esternamente, sulla via Carriona, lunga balaustra di marmo con retrostante giardino. La famiglia Schizzi ha tomba al centro del pavimento del presbiterio della Chiesa:
JOANNE, ET FRANCESCO SCHIZZI CARRARESE
MORTI 29 AGOSTO MDCLXXXXVII   (anno 1697)
Assieme ad altre due tombe poco leggibili per il calpestio.
Nella navata ci sono ben nove lapidi di tombe:
JULIO ANTONIO SCIVOLI
CARRARIENSI
HIJDROPE DIU LABORANTI
NOVEM  ANNOS  NATO
MARIA  DOMINGA  SCIVOLI
ET
MARIA  ANTONIA  DINI
FILIO  ET  NEPOTI  AMANTISSIMO
SIBI  QUE  IPSIS
AHDUC  VIVENTES  M.  APP.
ANN.  MDCCLXXXVI   (anno 1786)
Altra tomba :
ANDREA  CASONI
FANCIULLO ADORABILE  DELIZIA  DE  SUOI
DOPO  VENBT’OTTO  LUNE  DI  VITA
CHIAMATO  FRA  GLI  ANGELI
BENEDICENDO  GLI  INCONSOLABILI  GENITORI
QUI
LA  BELLA  SPOGLIA  DEPOSE
6 (?)  DI  GIUGNO  MDCCCXXIV   (anno  1824)
Altra tomba, sotto la cartella Brizzi :
CAROLIS  BRIZZI
MAGDALENAE  BIENAIME’
CECCARDI  FILII  OPI???  CONIUGI
A. D.  MDCCCXXII    (Anno  1822)
Le altre tombe sono poco leggibili, sempre per il calpestio avvenuto nei secoli.
L’altare alla sinistra, entrando, è dedicato all’Incoronazione della Vergine, con due colonne in  marmo rosso scuro (porfirico) e capitelli corinzi, poggianti su pilastri con stemmi scalpellati, reggono un timpano, sormontato da due angeli e portanti al centro un tabernacolo con la scritta.
ET
IMPLETA
SUNT
OMNIA
Una tela secentesca recante il Cristo in atto di Incoronare la Vergine,  con  ai lati in basso, santi adoranti, sovrasta la mensa sorretta da mensole artisticamente lavorate e priva di ciborio, sotto paliotto intarsiato.  Innanzi  questo altare, l’altra tomba dei conti Schizzi. Più verso l’altare maggiore, in una grande nicchia è posta una statua, che sembra San Giuseppe con in braccio il Bambin Gesù, bella opera in marmo statuario, senza riportato l’autore.
Sul lato destro, altare del Redentore, all’interno di una grande nicchia rettangolare, contenente un Cristo in Croce in legno, di stile settecentesco, con due colonne in breccia di marmo colorato, reggenti il timpano a cartoccio, sul quale poggiano due angeli, in marmo bianco, recanti, quello di sinistra una cartella con scritto INRI e quello di destra una corona di spine (oggi mancante). Al centro di questo il Pellicano, simbolo dell’amore, sovrastante una raggiera sulla quale  risulta  la riproduzione del Sacro Sudario. Sotto la ricchissima  mensa  un paliotto intarsiato di marmi policromi, recante al centro l’ Agnus Dei.
A sinistra dell’altare il monumento in stile napoleonico, sopra un piedistallo di bardiglio scuro, una piramide tronca in marmo bianco sormontata da un vaso, anch’esso bianco. Al centro della piramide medaglione con l’effige del defunto, contornato dall’insegna delle Arti, che sovrasta la seguente epigrafe:
A  CARLO  BREZZI
BENEMERITO  CITTADINO,  E  PADRE  OTTIMO
CULTORE  DELLE  BELLE  ARTI
ED  ANIMATORE  DEL  COMMERCIO
NELLA  SUA  PATRIA,
IL  QUALE  NATO
A’ XXV  DI  DICEMBRE  MDCCLXXV
I  SUOI
LASCIO’  MESTISSIMI  NEL  DOLORE,
QUESTA
D’AMORE,  DI  RICONOSCENZA,  E  DI  PIETA’
GRATA  MEMORIA
TRUBUTO’
IL  FIGLIO  CECCARDO
(nascita, 25 dicembre 1775).
La chiesa, aperta in occasione del CarraraMarbleWeeks, risulta depredata (mancante) di quasi tutti gli arredi e probabilmente destinata ad essere eliminata (anche se, assieme alla Chiesa del Purgatorio in fondo a via del Plebiscito, oramai non sono più funzionanti (ma non credo siano state sconsacrate). Tanto per fare il terzetto, anche la Chiesa dei Santi Giacomo e  Cristoforo, in via Grazzano, chiusa           per il recente sisma, pericolosa tanto per i devoti che per le funzioni religiose.
La dimora dei Conti MONZONI, attaccata a sinistra della Chiesa, e dicono, collegata alla stessa tramite un matroneo (galleria spesso parallela all’ingresso principale, e riservata alle sole donne: personalmente non l’ho trovato questo passaggio, infatti mi confermano che è stato trasformato in appartamento e la parte sulla strada in negozio), al numero civico 35 della via Carriona.  Bel Palazzo nobile, anche se avanti con gli anni, nel cui atrio troneggia un cartello della Contessa Monzoni . . . assai ben distribuito nell’interno, con marmi lavorati, porticato e colonne, giardino e fonte con statua, probabilmente posto dall’Assessorato alla Cultura del Comune.
Infatti si entra in questo lungo e grande atrio, al termine una cancellata che immette nel locale della fontana con statua di putto che tra le mani stringe un piccolo delfino, rivolto verso il basso, dalla cui bocca esce un zampillo d’acque che si riversa in una coppa frastagliata e grande e da questa nella lunga vasca. Il locale della fontana ha un grande ed artistico portale in marmo bianco, con sopra alcuni ripiani, sempre di marmo, il busto di una nobildonna. A sinistra, verso la chiesa altro ingresso esterno con porta e finestre, forse era qui il matroneo?).  Sopra  si trova un grande giardino, con balconi, scale, alberi, fiori e parapetti tutti a colonnina di marmo.  A destra dell’ ingresso tre rampe di scale conducono al primo piano con nell’atrio una statua di un fanciullo ad altezza quasi naturale, sopra un alto piedistallo, sembra Bacco, che alzando il braccio  destro con una pigna d’uva, tenta di mangiarne qualche chicco. Andando verso sinistra ci sono balconi, uno con una bianca formella in marmo statuario rappresentante la Madonna con sottostante la scritta: Marie Mater Gratie Mater Misericordie ora pro nobis. Ed ai piedi, sembra un piccolo uomo barbuto, con un cappellino in mano. Le balaustre, tante, tutte in marmo bianco, alcune mal ridotte perché esterne, altre molto ben lavorate a colonnine. Proseguendo nelle scale, altre tre rampe, e si arriva al secondo piano, sempre con grande atrio ed ingresso nel giardino ed in altri appartamenti, con balcone chiuso, visibile dalle finestre dell’atrio.. I soffitti e le pareti, tanto delle scale che dei grandi atri, sono tutte dipinte a forme geometriche in marrone e beige, i pavimenti a mattonelle grandi e piccole, bianche e nere, disposte esagonali, per tutto il calpestio esterno, le porte che si affacciano hanno tutte stipiti, soglie, architravi in blocchi di marmo bianco, davvero spettacolari. Sulla strada si aprono, oltre all’ingresso principale, con ai lati altri due portali in marmo e porte per negozi ed attività commerciali.

Lucio Benassi Carrara, 22 luglio 2013

BIBLIOGRAFIA :
- Bizzarri-Giampaoli “Guida di Carrara”, riproduz.anastatica 1980 - Sine-Fine
- Comune di Carrara - Agorà, mensile municipale, 2003
- http://wikipedia.sapere.virgilio.it/wikipedia/wiki/                      . Chiesa_della_Madonna_delle_Lacrime
- Trilogia di Mariano Lallai e Giacomo Franchi, Diocersi di Massa e Pontremoli,    .  parte 1^ Vol.1°, 2000, Aedes Moratoria, Modena
- http://www.zia.ms.it/tcs/iper/aronte.htm       (Beniamino Gemignani
- http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Curzio  (con foto)
- Carlo Lazzoni - Carrara e le sue ville - Atesa Editrice (ediz.anastatica), 1978
- Luigi Lavagnini - Carrara nella leggenda e nella Storia, S.E.A. Carrara, 2010

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