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Monumento la Sirena

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Di fronte la Chiesa delle Lacrime, lungo la via Carriona e di fianco al Ponte Nuovo alle Lacrime, dove sotto scorre il Carrione tanto vituperato per i danni con le piene incontenibili (ma ultimamente, lungo il suo tracciato, è stato sistemato in parte per contenerle, sull’Aurelia, ad Avenza, a Pontecimato, in via Piave, a Marina lungomare anche per assecondare i transiti della Nuova Pignone, dal Nuovo Ponte delle Lacrime, al Ponte Baroncino sino al Ponte della Lugnola, ma la casa abbattutasi per il temporale, in quest’ultimo tratto, non è stata ricostruita).
Si staglia la famosa Sirenetta, con valore più tradizionale che artistico, malconcia esteticamente, ma con un’acqua limpida, leggera e fresca, che molta gente viene a prelevarne perfino con damigiane e che proviene direttamente dalla polla di Torano (il Pizzitello, “dove acque qui, da tempo immemore, gente da ogni dove viene a prelevarne il fresco liquido”. L’opera che caratterizza la bocca di una fontana, venne collocata probabilmente nella prima metà del secolo XVI,  per disposizione di Alberico I Cybo Malaspina, a formare un insieme di acque pubbliche di cui fanno parte anche il Gigante di piazza Duomo e i Mascheroni di via Plebiscito. Questa Sirenetta, moglie di Aronte, altra figura leggendaria della cultura popolare carrarese, che si vuole abbia la dimora sulle Alpi Apuane (a Carrara c’è la Via Aronte a fianco del Palazzo delle Poste),  si innamorò di questo ma venne trasformata da Giove in statua di marmo all’atto dell’abbandonare il fiume Carrione, per riguadagnare il mare: il mito unisce simbolicamente il tema dello scorrere delle acque verso valle con quella della pietra carrarese, attestando in ogni epoca del valore del fiume per la lavorazione dei marmi. Non è la Sirenetta di Copenaghen, neppure la Sirenetta di Walt Disney. Anche il poeta dei poeti, Dante, la ricorda nell’Inferno, canto XX :
" Che ne' monti di Luni, dove ronca lo Carrarese che di sotto alberga, ebbe tra bianchi marmi la spelonca per sua dimora,onde a guardar le stelle e'l mar non vi era veduta tronca ". La leggenda la vuole fuggiasca da Aronte, sul dorso di un delfino, e infine punita da Giove che la tramutò in marmo proprio nel punto in cui si trova tuttora.
Ecco come racconta la leggenda Beniamino Gemignani :
“Il primo di tutti è Aronte, vissuto al tempo di Cesare. Era un vecchio strologo, un "indovino", per dirla in italiano, e abitava in una grotta ancora aperta, fino a un po' di tempo fa, nel canale di Fantiscritti, eppoi coperta dai ravaneti, come sanno fare certi carrarini nati per coprire quello che fanno o scoprono altri.
La moglie di Aronte, anche se i libri non lo dicono perché allora scrivevano solo quello che volevano i potenti, non era una donna normale ma una sirena: quella che ora è in via Carriona, al Ponte delle Lacrime, tutta di marmo.
La storia di Aronte e di sua moglie è così.
Una sirena, in un bel giorno di primavera, passava verso Punta Bianca: guardò in su e vide montagne così belle da volerci salire.
Cercò il punto più adatto a raggiungerle, e imboccò il Carrione, che allora era limpido come adesso è sporco: vide un uomo bellissimo, seduto davanti a una grotta.
"Chi sei?" gli disse "Sono Aronte."  "E dove abiti?"  "Dentro questa grotta. Da qui posso vedere tutto quello che c'è di bello in terra, in mare e in cielo."
La sirena guardò in giù e  in su, in qua e in là, e vide che era proprio come diceva l'uomo.
"Mi ci tieni qui con te?" chiese allora, dato che si era subito innamorata sia di Aronte  che del posto.
Aronte, anche lui cotto a prima vista, non se la rivide mezza, come diciamo a Carrara, e se la portò dentro la grotta.
Da quel giorno, e per anni e anni, non si lasciarono più. Ma dopo tempo e tempo, quando ormai Aronte era vecchio  vecchio, e sua moglie ancora giovane perché le sirene non invecchiano mai, la madre di tutte le sirene venne a sapere che sua figlia non era morta, come invece si credeva, ma viveva con un vecchione, nei monti sopra Carrara.
Allora chiamò il pesce messaggero, quello che adesso è anche lui di marmo, sotto la Sirena, e gli ordinò di salire su per il Carrione, fino alle montagne, a cercare la sconsiderata e riportarla a casa.
Il pesce messaggero obbedì e via nel fiume, a cercare per tutti i ruscelli che scendevano da Torano, da Miseglia, da Colonnata.  Finché arrivò proprio a Fantiscritti, e qui vide
la Sirena seduta davanti a una grotta, accanto a un vecchione dalla barba lunga lunga, che sembrava il suo antenato.
"Tua madre mi ha ordinato di riportarti a casa", fece il pesce messaggero, senza tante storie. La Sirenetta, confusa, indecisa se essere contenta o no, guardò bene Aronte, che dormiva, e, siccome quando lo guardava  addormentato le sembrava anche più decrepito e malandato, sentì che non poteva più viverci, lei così giovane, con un decrepito
simile. Salì in groppa al pesce, e via verso il mare, senza neppure svegliare e salutare il povero addormentato!
Scendevano giù per il Carrione, i due ingrati, ma, quando furono dove adesso c'è il Ponte delle Lacrime, incontrarono Giove, che abitava sul Monte Sacro, adesso chiamato Sagro, e ogni tanto scendeva a farsi una girata al piano.
"Dove andate?" chiese Giove, che conosceva bene la Sirena e Aronte, ma non aveva mai visto quel pesce.
"Me ne torno a casa, con questo messaggero di mia madre"
spiegò la Sirena.
"E Aronte?" volle sapere Giove, molto affezionato al vecchio.
"Perché non viene con voi?"
"Perché ormai non può più neanche camminare: non è vecchio, e neanche stravecchio, e neppure antico: è decrepito! E io non lo voglio più."
La Sirena, detto questo, diede una patta al pesce perché ripartisse, ma Giove li fermò.
"A sì?" gridò con la sua voce da re supremo. " Allora vi sistemo io, voi due che avete il coraggio di abbandonare un povero vecchio solo e malandato!" Alzò il suo scettro magico e con un incantesimo trasformò Sirena e pesce in una statua di marmo.
Da allora, quella statua è rimasta sempre lì, al posto del castigo e dell' incantesimo, sulla sponda del Carrione. E quando, nei tempi dopo i carrarini costruirono un ponte proprio in quel  posto, lo chiamarono il Ponte delle Lacrime, per ricordare la storia di Aronte e della Sirena”.
Superata la Siretta, andando verso le cave, prima del Cavallo, al numero civico 44 c’è una lapide, madre a figlio, Bianchi Gisella in Lazzeri ed il figlio Lazzeri Renato assassinati dai fascisti il 2 giugno 1921.  Sottostante un omaggio floreale degli Anarchici.

Lucio Benassi     Carrara, 22 luglio 2013

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