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Massaciuccoli in canoa

Itinerari lucchesi
Riflessi - Certe storie vanno raccontate e questa è una delle mie.
Lago di Massaciuccoli 1 settembre 2019

Dettaglio del percorso
  • Partenza dall'Oasi Lipu di Massaciuccoli dove affittano le canoe al prezzo di 8 € per tre ore.
  • SUPERFICIE  del lago 7 KM² - circonferenza circa 15 km.
  • Durata del percorso circa 6 ore (nel mio caso)
Capitolo I - Massaciuccoli
Era una mattina di fine estate, sulla città da giorni ristagnava una calura impressionante, l’afa rendeva difficile persino respirare. Nel cielo non si vedeva una nuvola neppure a pagarla a peso d’oro. Arrivai all’oasi Lipu di buon ora, il lago sembrava dormisse ancora. Le sue acque erano calme, quiete, osservandolo notai che emanava qualcosa; era affascinante,  misterioso ma anche un pò inquietante. Dopo aver messo in acqua la canoa con l’aiuto di un volontario Lipu e preso la cartina del percorso, pagaiando piano piano per ritrovare il ritmo, mi  lasciai alle spalle il piccolo canale del porticciolo. Dopo un breve tratto rettilineo il canale si divideva in due piccole arterie d’acqua, smisi di pagaiare e diedi un’occhiata alla cartina per vedere l’itinerario GIUSTAMENTE  CONSIGLIATO dalla Lipu. Fu proprio uno sguardo fugace, pochi secondi, nella mia mente sapevo già cosa volevo fare. Mi ero prefissato il giro completo del lago e quindi ignaro dei problemi ai quali sarei andato incontro e senza pensarci molto, orientai la prua della canoa verso ovest, verso un mondo a me sconosciuto, ignorando completamente il percorso consigliato che mandava a Est. Poche pagaiate e percepii da subito che questo posto mi avrebbe regalato qualcosa d’insolito, di unico. Costeggiai la costa fino a raggiungere piccole costruzioni fatiscenti, abbandonate e in parte crollate, testimonianze  di fabbricati adibiti sicuramente alla pesca. Presi il largo, ma non troppo, fino a raggiungere piccole oasi solitarie in mezzo a questo specchio d’acqua. Con le loro canne sono la dimora di cormorani, aironi, folaghe, garzette e di altri uccelli acquatici dai colori e forme bellissime dei quali non conosco i nomi. Solo uno è inconfondibile, con la sua iridescenza verde blu il Martin Pescatore vedendomi fuggì rasente l’acqua fino a sparire tra le canne. Gli eleganti aironi stavano appollaiati su pali di legno che emergevano dall’acqua e mi guardavano diffidenti finché si alzarono in volo con le loro gradi ali. Continuando arrivai a un canale le cui sponde erano ricoperte da rigogliose piante esotiche, palme e sequoie  facevano da cornice ad una bellissima villa color rosso mattone. Mi addentrai per pochi metri ma poi un cartello ne proibiva la navigazione e così a malincuore decisi di non proseguire oltre. Solo quando fui a casa appresi  che ero arrivato alla “Piaggetta” e che la bellissima costruzione era la villa del Marchese Ginori.

Capitolo II - Riflessi
Tutto scorreva tranquillo, finché non arrivai in un punto dove c'erano diversi canali, essendo molto curioso non ci pensai due volte, così ne  imbucai uno e m’inoltrai all’interno per un bel pezzo. Girai in lungo e in largo, poi all'improvviso mi assalì la sensazione di essermi perso, un qualcosa  scattò nella mia testa e capii di non sapere dove mi trovassi. Ovunque guardavo non vedevo altro che canne con i loro pennacchi, l’acqua era immobile, sembrava densa e non lasciava trasparire nulla. Pagaiavo in tutte le direzioni ma non riuscivo a ritrovare il canale che mi riconducesse al lago, quei fossi erano tutti uguali, con le sponde coperte di canne. Io ero in basso con la canoa, i falaschi, alti non lasciavano intravedere altro che il cielo senza nuvole sopra la mia testa. Il lago con il suo silenzio sembrava avermi risucchiato assieme a tutti gli altri rumori. La superfice era uno specchio, non c’era un confine tra il cielo e l’acqua, ero immerso in un mondo tondo, sottosopra, in un mondo di riflessi, dove non riuscivo più  a capire qual era il verso giusto delle immagini che mi arrivano. Ero come fossi  stordito, sembrava il lago mi avesse risucchiato dentro questo mondo di cui non sapevo nulla, dentro un’atmosfera inquietante, malinconica e misteriosa. Il lago è diverso dai fiumi, il Massaciuccoli è diverso, con i suoi canali, le sue paludi, la sua torbiera e i suoi segreti millenari che giacciono sul fondo. Il lago è diverso dalle altre acque, non a caso è sempre stato scelto da musicisti, poeti, scrittori come fonte d’ispirazione, perché il lago fa riflettere, pensare, è lontano dal mondo che urla e che corre. Ha una luce particolare, profonda, il lago è semplicemente un luogo di profondità, calma infinita, ha un'anima misteriosa quasi lugubre, vorresti andar via ma ti trattiene. Altre volte mi son trovato "dentro" immagini riflesse, apparentemente simili, come nei miei giri in canoa sul Magra ma ora lo so c 'è una differenza abissale. Il fiume è allegro, le nuvole si specchiano nelle sue acque e corrono assieme alla corrente, il fiume si muove, è vivo, il lago no, è immobile, è qualcosa che langue quasi morto o in attesa della morte e incute paura. Finalmente poi ritrovai il canale giusto e certi pensieri vedendo  villa Puccini che si avvicinava volarono via. Sulla  piccola banchina c'era gente che sorrideva gustandosi un gelato e io ritorno alla vita, alla civiltà, devo ammettere che mi mancava il rumore, la gente, mi mancava la gioiosità della vita. Sotto l'ombra di grossi alberi, poco più avanti rispetto alla torre, dove si trova la banchina della casa del compositore, mi fermai a pensare quale fosse la via più breve per il ritorno. Avrei potuto tagliare in due il lago per far prima ma sapendo che l'altra sponda non è poi cosi vicina e ripensando all'inquietudine che poco prima mi aveva assalito con quei brutti pensieri tristi presi coscienza. Mi chiesi: e se in mezzo a questo lago deserto, con questo caldo insopportabile mi fosse successo qualcosa chi si accorgerebbe di me? Così, dopo questa riflessione non me la sentii di tagliare il Massaciuccoli in due e scelsi di costeggiarlo nel senso opposto, quindi verso est. Piano piano sotto costa, lo sapevo, mi ci sarebbe voluto  il doppio di tempo ma la vicinanza alla sponda mi dava quasi sicurezza .

Capitolo III – Un mondo sconosciuto
Ma come ho già detto in precedenza questo mondo mi era sconosciuto e la scelta si rivelò  non facile. È lì che ti accorgi di non conoscere il lago, lo capisci quando ci sei in mezzo, sei basso e non vedi cosa nasconde l’acqua in prossimità delle sponde, e quelle del Massaciuccoli t’ingannano, sono infide e insidiose. Dal fondo salgono verso la superfice in cerca di luce alghe come liane filamentose, sull’acqua c’era un tappetto intrecciato di vegetazione. Per fortuna la canoa non ha la pinna e anche su quel tappetto riusciva a scivolare, pochi metri dopo però si fermò del tutto. E ora che faccio, come ne esco da qui, mi chiesi. In qualsiasi lato mi fossi divincolato la mia piccola imbarcazione si sarebbe potuta rovesciare e il pensiero di cadere dentro quella rete viscida mi fece risalire l’ansia. Riuscirei a nuotare lì in mezzo? La sponda era distante circa 100 metri e la sponda opposta ancora più lontana. Era quasi l’una, il sole era rovente sulla pelle era piombo fuso, per fortuna  avevo il capellino e scorte d’acqua a sufficienza. Solo, in quel silenzio assordante mi riassalirono certi pensieri e capii in che situazione mi ero andato a infilare. Ero stato incosciente, avevo sottovalutato questo mondo a me sconosciuto. Per fortuna nella sacca stagna avevo il cellulare, pensai di chiamare il centro Lipu e chiedere che qualcuno mi venisse a recuperare, non potevo far altro ero fermo, immobile. Poi mi accorsi che una decina di metri oltre la prua l’acqua sembrava dividersi in due parti, come se tra queste alghe ci fosse una viuzza creata forse da una corrente fredda più sotto. Non lo so, so solo che quel solco sinusoidale tra le alghe c’era veramente. Così senza affondare il remo feci una leggera forza su quel tappetto, prima a destra poi a sinistra e piano piano la canoa avanzò lentamente e diressi la prua in quella via di salvezza. Da quando ero partito erano trascorse circa sei ore, ero stremato, sfinito fisicamente e mentalmente, ma la sponda era ancora lontana. Ora i miei occhi non guardavano più cormorani, aironi e pesci ma stavano attenti a vedere cosa avevo davanti a me. Eccomi, ero giunto all’altra sponda ma qual era il canale che conduceva al porticciolo? Erano tutti uguali, canne, canne e solo canne. Mi rendo conto che nell’uscire dal porticciolo avrei dovuto voltarmi per prendere almeno un punto di riferimento, a non farlo avevo commesso un altro errore, uno dei tanti. Ad un tratto dal verde sbucò fuori una sagoma celeste la cui vista mi riempì di gioia. Pagaiando con tutte le forze in poco gli fui vicino, era un pedalò sicuramente noleggiato al piccolo porticciolo. Salutai con nonchalance, svoltai e imboccai il canale giusto, in due minuti arrivai al punto di partenza. L’addetto Lipu dopo avermi aiutato a tirare la canoa sullo scivolo mi chiese di com’era stato il giro. Con un filo di voce uscì solo un: “E stato, è stato”.

Un’esperienza bellissima, unica e irrepetibile ma da non fare SOLI, anche se forse, devo ammettere, in compagnia non avrei vissuto certe sensazioni, certe emozioni, non avrei capito il Massaciuccoli.
  • Passerella a palafitta
Dopo un meritato panino e una lunga sosta, per sgranchirmi le gambe ho percorso la passerella in legno della Lipu. Un camminamento a palafitta immerso nella vegetazione. Il percorso in parte è sulla palude. Si possono notare libellule, ascoltare il canto degli uccelli e vedere guizzare pesci. Sul percorso troviamo postazioni in legno adibite a punti di osservazione per gli animali. Proseguendo ancora ci s’inoltra nel bosco umido fino ad arrivare all’oasi delle farfalle. Da lì seguendo il viottolo si completa il giro ad anello in mezz’ora e si ritorna al centro.

  • Villa romana dei Venulei.
All’oasi apprendo che a tre minuti ci sono i resti della villa romana dei Venulei e così per non farmi mancare nulla decido per la visita. Ma questa è un'altra storia e ve la racconterò poi.
Immagini rovesciate sottosopra
Immagini verso giusto
N.B
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